Dolci nell'antica grecia
Il sostantivo greco antico usato per riferirsi ai dolci è “πλακοῦς, -ούντος”, termine indicante propriamente la piattezza di un oggetto, con chiaro riferimento dunque alla leccornia più diffusa, ossia la focaccia dolce, la pietanza che originariamente si menzionava con il nome sovrascritto.
I dolci erano prelibatezze preparate da donne esperte nella cucina e serviti al mercato oppure, quando richiesti per pranzi particolarmente fastosi, realizzati al momento.
Secondo Archiloco, è Paro la città natia della focaccia, mentre Sopatro cita la rocca di Samo. La Cappadocia inoltre aveva la fama di avere con sé panettieri eccelsi che sfornavano deliziose pagnotte di pane morbido al latte e olio.
Un altro tipo di focaccia menzionato è l’ “ἄμης, -ητος”, una variante al latte cagliato, e poi c’è l’ “ἀμφιφῶν, -ῶντος”, focaccina con candeline tutt’intorno offerta ad Artemide, poiché viene servita il 16 di un mese lunare, giorno in cui la luna è sorpresa dal sorgere del sole quando si trova ancora ad occidente, e così il cielo è illuminato da entrambe le parti (“ἀμφιφῶς”). Il “βασυνίας” invece era una pasta di farina di frumento cotta con miele ed offerta a Iride nell’isola di Ecate presso Delo. Seguono i “νεήλατα, -ων”, dolci freschi di farina d’orzo con uvetta e ceci freschi irrorati nel miele.
Un’altra focaccia è il “κηρίον, -ου”, soffritta ad Argo dallo sposo alla novella sposa, cucinata alla brace e servita agli amici nel miele. Un dolce tipico cretese è il “γλυκίνας, -ου”, realizzato con mosto e olio. L’“ἐμπεπτας, -ου” è un pane di frumento cavo riempito di dolcetti al formaggio. L’ “ἐγκρίς, -ίδος” è invece un pasticcino cotto nell’olio e poi cosparso di miele. Poi c’è la melitoùtta “μελιτοῦττα, -ης”, maza “μάζα, -ης” al miele cotta nello strutto bollente.
Le kribanai “κριβάναι, -ῶν” erano palline di focaccia cotte in un fornellino di terracotta e poi imbevute nel miele, mangiate in occasione dei banchetti delle donne a Sparta (e per tale motivo a forma di mammella).
I “κριμνίτες, -ων” sono focacce alla semola considerate più digeribili delle focacce regolari.
Il “χαρίσιος, -ου” (lett. “[dono] di ringraziamento”) è una focaccia simile a una torta consumata nelle notti di vigilia o, in forma di fallo o di vulva a seconda del mittente, spedita a un amante in richiesta di favori sessuali.
La psothia “ψωθία, -ας” è un dolce simile alla “sbrisolona” nostrana, mentre le “ταγηνίτης, -ου” prendono il nome da “ταγηνον, -ου” , il termine greco usato per indicare il tegame, nel quale venivano fritte in olio. In occasione delle “Feste della caccia al cervo” si mangiava l’ “ἔλαφος, -ου”, un dolce a forma appunto di cervo preparato con farro, miele e sesamo, mentre una variante a forma di toro andava ad Apollo e una luna ad Artemide, Ecate e Selene.
Il “χορίον, -ου” è probabilmente un dolce simile a delle tagliatelle farcite con ricotta di colostro e miele.
Durante il giorno culminante delle Tesmoforie, festa riservata a Demetra e Persefone, si preparavano i “μύλλοι, -ων”, dolci di sesamo e miele a forma di pudenda femminili, mentre il premio per chi vegliava tutta la notte nelle veglie sacre era il “χοιρίνας, -ου”, termine che significa “porcelletta” e indica un dolce con chicchi di grano abbrustoliti e imbevuto nel miele.
La “Μουτιανών, -ῶνος” o Torta di Muzio era una torta con vino e formaggio.
L’ “ἀργυροτρύφημα, -ατος” era un dolce simile al biancomangiare e realizzato con latte di mandorle, panna, zucchero e colla di pesce. “Τυροκόσκινον, -ου” e “ὑποτρίδες, -ων” erano due varianti fatte con cagliata di latte e miele.
Il “γαστρίς, -ίδος” o “ghiotta” era un dolce cretese con noci del Taso e del Ponto, mandorle e semi di papavero: si mescolavano mandorle tritate e miele cotto con pepe e papavero, ottenendo dunque una cialda nera chiusa da due altre fatte con miele cotto e sesamo bianco. Il “πυάνιον, -ου” è un misto di semi di tutti i generi cotto in mosto d’uva e formato da grani interi, non farine, mangiato durante le feste autunnali delle Pyanopsia “Πυανέψια, -ων” dedicate ad Apollo e alle Ore.