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gruppi scultorei della grotta di tiberio

Molti importanti scultori dell’antichità hanno preso spunto da personaggi ed episodi della mitologia greca come quelle citati in precedenza. Dei gruppi scultorei importante rappresentanti alcuni di questi miti sono quelli ritrovati nella grotta dell’imperatore romano Tiberio, parte della grande villa in cui costui abitava nel I secolo d.c. a Sperlonga, in provincia di Latina. La grotta, ora sommersa in parte dall’acqua, presentava una struttura particolare. Comprendeva una vasta cavità principale, preceduta da una ampia vasca rettangolare (peschiera) con acqua marina, al cui centro era stata realizzata un'isola artificiale che ospitava la caenatio (sala da pranzo) estiva. La vasca comunicava con una piscina circolare, posta all'interno della grotta, dove era stato collocato il gruppo di Scilla (B). Sulla cavità principale si aprivano due ambienti minori: a sinistra un ambiente a ferro di cavallo, con in fondo un triclinio, e a destra un ninfeo con cascatelle e giochi d'acqua, in fondo al quale si apriva una nicchia che ospitava il gruppo di Ulisse che acceca Polifemo (C) . Tra la piscina circolare e la vasca quadrata erano collocati due gruppi scultorei più piccoli: il Ratto del Palladio (D) e il gruppo di Ulisse che trascina il corpo di Achille (A). Una scultura con Ganimede rapito dall'aquila di Zeus (E) era invece posta in alto sopra l'apertura della grotta. I cinque gruppi scultori citati qui sopra sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga.

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ULISSE CHE TRASCINA IL CORPO DI ACHILLE (A)

Questo gruppo raffigurava probabilmente Ulisse mentre trascina fuori della mischia il corpo di Achille. Il piede del giovane eroe con la sua innaturale distorsione, mostra la ferita al tendine che ne ha causato la morte. A Sperlonga sono stati ritrovati solamente i frammenti della testa e del braccio sinistro di Ulisse, insieme con le gambe di Achille con il tallone, il cui tendine era stato reciso, poggiato sul terreno.

 

GRUPPO DI SCILLA (B)

È il gruppo scultoreo più complesso creato nell’antichità. Nel gruppo di Scilla si racconta la lotta fra un mostro, figlio di Tifone, contro l’uomo. La scena coglie il momento in cui Ulisse paga a Scilla il tributo dei suoi compagni, afferrati e divorati mentre la nave riesce a svincolarsi. Il mostro marino dal torso femminile nella parte superiore, con tentacoli nella parte inferiore le cui estremità sono costituite da teste canine e due code pisciformi che partono dai glutei, ha mosso l’attacco verso la nave di Ulisse e sta per afferrare per i capelli il timoniere, terrorizzato, per trascinarlo in acqua, ma la sua mano urta contro il tavolato della nave cui il nocchiero si aggrappa. Tra le fauci canine della cintura di Scilla si trovano i corpi di altri compagni dell’eroe alcuni già morti, altri in disperata lotta contro la feroce stretta dei tentacoli del mostro. Le quattro protomi canine rappresentano figurativamente momenti diversi di una stessa azione: il primo compagno di Ulisse viene buttato in acqua, il secondo sta cadendo, il terzo è in acqua e il quarto è tirato su: si tratta dell’illustrazione di una sequenza.

Dal punto di vista stilistico, la nave è di tipo ellenistico. Non si ha certezza di quali siano gli autori di tale gruppo, ma non è da trascurare la somiglianza con con il rilievo navale di Agesandro a Lindo e con la Nike di Samotracia del II secolo d.c.

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ULISSE CHE ACCECA POLIFEMO (C)

Il poderoso gruppo di Ulisse e Polifemo, formato da quattro figure e una testa a sé. La sola statua di Polifemo, nei secoli ridotta in frammenti, doveva misurare cinque o sei metri di altezza. Il ciclope giace addormentato su un rialzo roccioso, in evidente stato di ubriachezza. Ulisse con l’aiuto di due compagni sta per conficcare il palo acuminato nell’occhio di Polifemo, mentre un terzo compagno di lato, osserva la scena reggendo la sacca che conteneva il vino. È un'opera in marmo degli scultori Agesandro, Atanodoro e Polidoro, databile al I secolo d.C. circa.

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IL RATTO DEL PALLADIO (D)

Un gruppo raffigurava Ulisse e Diomede in fuga dopo aver rapito da Troia il Palladio, il simulacro di Pallade Atena venerata come divinità tutelare nella sfortunata città. Ulisse è colto nell’atto di estrarre la spada per colpire il compagno che era riuscito ad impossessarsi per primo dell’immagine divina.

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GANIMEDE RAPITO DALL'ACQUILA DI ZEUS (E)

In alto sull’orlo superiore della grotta, su un plinto inclinato di circa 15 cm in avanti, era collocata la statua di Ganimede, il coppiere degli dei, in posizione visibile dal basso dai banchettanti nel triclinio. La scena richiama il momento culminante del rapimento di Ganimede: l’aquila di Zeus ha rapito il principe troiano, il più bello dei mortali e trasportandolo in aria lo fa scendere nel triclinio dell’imperatore Tiberio.

La grotta di Tiberio nel suo stato attuale

Ricostruzione della grotta di Tiberio con le statue

Il ratto del Palladio

Ricostruzione

Gruppo di Scilla ritrovamenti

Ulisse che acceca Polifemo

Autori: Agesandro, Atanodoro e Polidoro

Data: copia del I secolo d.C. di un originale greco ellenistico

Ganimede rapito dall'acquila di Zeus

Testa di Ganimede

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