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Le stagioni della navigazione

La navigazione si basava allora sulla conoscenza profonda del mezzo e degli elementi naturali. A causa della configurazione del Mediterraneo tutti i viaggi per mare iniziavano e terminavano con un considerevole tratto di navigazione costiera, con tutti i rischi ad essa connessi.

In mancanza di strumenti, chi naviga deve ricorrere alla pratica della navigazione "stimata", che consiste nella valutazione al meglio del percorso seguito e della distanza coperta. Di conseguenza era importante anche la conoscenza degli astri. Di giorno la rotta si studiava in relazione al sole. Di notte la rotta si valutava in relazione alla posizione delle stelle e al movimento delle costellazioni. Quanto alla velocità della nave in funzione del tempo, la valutazione si basava interamente sull'esperienza del capitano e sulla sua profonda conoscenza delle caratteristiche del mezzo in relazione alle diverse "andature", secondo forza e direzione del vento e condizioni del mare.

La direzione dei grandi venti stagionali,come, la regolarità dei venti solari delle brezze di terra e di mare, determinavano le stagioni per la navigazione, influenzavano le rotte e indicavano il momento della partenza, delle tappe e dell'ingresso in porto.

Sappiamo da Esiodo che il tempo più favorevole alla navigazione si aveva per un breve periodo in primavera, comunque irto di rischi, e nella bella stagione che durava circa da metà luglio a metà settembre. In ogni caso i pericoli erano sempre tanti.

I Greci hanno coniato l'espressione "mare interno" per distinguerlo dal "mare esterno" alle Colonne d'Ercole, che cingeva interamente la terra abitata.

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