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 LE NAVI DEI FENICI 

La navigazione per i Fenici era di fonamentale importanza perché la terra in cui vivenano  (area delimitata a nord dall’odierna città di Tell Suqas (Siria), già conosciuta nell’antichità con il nome di Shukshu, ed a sud dal sito di Acco (Israele), corrispondente grosso modo all’odierno Libano.)era una terra stretta tra mare e montagne.

Navi Commerciali

Le imbarcazioni commerciali fenicie erano di forma rotondeggiante a causa del rapporto lunghezza/larghezza di quattro a uno. Tale forma ne determinò il nome: esse infatti erano chiamate “gauloi” (rotonde) dai greci, mentre il corrispondente termine fenicio era “golah” da cui probabilmente derivano l’italiano “goletta” e l’inglese “galley” e “galleon”. Lunghe, di norma, tra i venti ed i trenta metri e larghe tra i quattro ed i sette, avevano un pescaggio di circa un metro e mezzo, analogo all’altezza della fiancata emersa. Tali misure rappresentano la norma e non si può escludere che in alcuni casi venissero variate. La poppa terminava con un motivo decorativo a spirale o a coda di pesce, mentre nella parte anteriore la prua era ornata con una testa di cavallo (assieme al cane uno degli animali simbolo dei fenici), motivo per cui i greci le chiamavano anche “hippoi”, cavalli per l’appunto, oppure con un’ala di uccello (come se la nave potesse, metaforicamente, volare sulle onde). In basso, sopra la linea di galleggiamento, vi erano disegnati due grandi occhi. Tali occhi avevano molteplici compiti: i fenici erano molto superstiziosi e tali occhi dovevano proteggere la nave e l’equipaggio dal malocchio garantendo una navigazione serena, ed incutere timore ai nemici, ma dovevano, altresì, vedere la rotta, senza smarrirsi. La carena, fortemente convessa, era protetta in tutta la parte sommersa, da una copertura di lamine di piombo, assicurato al fasciame con chiodi di rame, bronzo o anche di ferro: tra tale rivestimento ed il fasciame veniva distesa uno strato di bitume, grazie al quale si rendeva stagna la nave. Unico mezzo di propulsione delle navi onerarie era la vela, detta “quadra” anche se in realtà era più larga che alta. Varate in primavera, dopo la fine dei lavori di costruzione o di manutenzione, solcavano il mare fino all’inizio della stagione invernale: non è ipotizzabile, infatti, che le navi onerarie fossero tirate in secca ad ogni sosta considerato che il peso di una di esse doveva aggirarsi tra le trenta e le cinquanta tonnellate, senza comprendervi il carico.

Navi da Guerra

Per quanto riguarda le navi da guerra: i fenici ne costruirono, nel corso della loro storia, di diversa tipologia, anche se, generalmente, presentavano tutte il medesimo rapporto di lunghezza/larghezza di sette a uno. La più semplice ed antica, in uso fin dagli albori della civiltà fenicia, fu la “pentecontera” lunga circa venticinque metri per quasi quattro di lunghezza. La propulsione, oltre che dalla vela, era assicurata da cinquanta rematori (venticinque per lato); a questi sono da aggiungere gli uomini addetti alla vela (circa dieci), il capitano, il suo vice, il pilota ed un flautista che, con il suo strumento, assicurava il ritmo della voga.La naturale evoluzione della pentecontera fu la “trireme” o “triera”, considerata la regina del Mediterraneo tra il VII ed il IV secolo a.C. La novità fondamentale di questa imbarcazione stava nella dislocazione dei centosettanta rematori (ottantacinque per lato) disposti non in linea, bensì su tre linee sfalsate. La disposizione ora descritta era dovuta al fatto che la trireme non superava i trentasei metri di lunghezza, ed oltre ai rematori imbarcava anche un piccolo drappello di fanteria da sbarco, nonché il personale di comando e gli addetti alla manovra della vela.L’evoluzione della trireme fu in parte dovuta alla necessità di ridurre l’altezza della fiancata delle triremi, dovuta alle tre file di rematori, al fine di assicurare all’imbarcazione maggiore stabilità: Nella “tetrera” e nella “pentera”, in uso dal IV secolo a.C., infatti, i rematori – quattro nella prima e cinque nella seconda a ciascun remo – sedevano tutti al medesimo banco ed in linea. Entrambe le suddette navi avevano una lunghezza di circa quaranta metri ed una larghezza di circa sei, con un pescaggio non superiore ai due metri: utilizzando entrambi i mezzi di propulsione (vela e rematori, in numero di duecentoquaranta nella tetrera e di trecento nella pentera) potevano raggiungere sei nodi di velocità. E’ necessario, tuttavia, specificare che tale velocità era ottenuta solo per piccole distanze, magari in prossimità dello speronamento della nave nemica mediante il rostro, mentre la velocità di crociera era di circa tre nodi. 

Inoltre abbiamo un tipo di nave utilizzata sia a scopo commerciale che bellico chiamata Pentecontera

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